Il biennio 1945-47 nelle fonti coeve dell'Archivio di Stato di Gorizia

Introduzione
La presente sezione è ispirata al testo dell’intervento tenuto il 4 dicembre scorso dal dott. Marco Plesnicar, direttore dell’Archivio di Stato di Gorizia, in qualità di relatore al Seminario regionale e di macroarea nord sul tema “Trieste, Gorizia, Fiume, Istria, Pola: 1° Maggio 1945 – 10 febbraio 1947”. Il Seminario era rivolto ai docenti delle scuole primarie, secondarie di I e II grado, statali e paritarie, e si è svolto nell’Auditorium dell’I.C. “Rita Levi Montalcini” di Cernusco sul Naviglio (MI) tra il 3 e il 5 dicembre 2024. L’evento è stato promosso nell’ambito delle iniziative del Gruppo di lavoro Ministero dell’Istruzione e del Merito – Associazioni Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati con il contributo dell’ Associazione Italiani di Pola e dell’Istria – Libero Comune di Pola in Esilio.

Prima di iniziare il presente itinerario documentario nel biennio 1945-1947 a Gorizia, è doveroso menzionare che esso discende direttamente dal lavoro di ricognizione archivistica condotto, nei mesi scorsi, dalla professoressa Chiara Fragiacomo; attività intimamente correlata ad un progetto di valorizzazione denominato “Archivi oltre i confini. Una comune storia europea”, ideato assieme al Pokrajinski arhiv v Novi Gorici (Nova Gorica) e allo Stadtarchiv di Chemnitz, in occasione della Capitale Europea della Cultura, che vede le tre città come protagoniste.
Spunti di ricerca


Per entrare in medias res, è utile una fugace panoramica storico-politica del quadrante altoadriatico, nei giorni che seguirono la ritirata delle truppe di occupazione germaniche (a fine aprile 1945), l’arrivo di quelle jugoslave (1° maggio 1945) e, da ultimo, delle forze angloamericane dopo gli accordi di Belgrado (9 giugno 1945). Nell’Isontino il biennio interalleato si conclude il 16 settembre 1947, giorno del passaggio dei poteri all’amministrazione civile dell’Italia repubblicana, all’indomani dell’entrata in vigore del trattato di pace siglato il 10 febbraio precedente.
Tra il 30 aprile e il 1° maggio 1945 continuarono a Gorizia gli scontri con i cetnici [formazioni militari serbe anticomuniste alle dipendenze dell’esercito tedesco], mentre si riteneva imminente l’arrivo degli auto-blindo neozelandesi, che si fermarono a Lucinico, appena oltre l’Isonzo. Nel mattino 1° maggio, dopo che gli ultimi cetnici ebbero lasciato la città, i primi elementi militarizzati jugoslavi si diressero verso il centro cittadino: il comandante jugoslavo Francesco Seculin “Boro”, da due anni vicecomandante dell’OZNA [Dipartimento per la Protezione del Popolo, ossia la polizia segreta politica jugoslava], nel pomeriggio si installò nel palazzo della Prefettura. Se ancora i primi giorni maggio ebbero luogo cortei a favore dell’Italia, assieme a quelli inneggianti alla Jugoslavia di Tito, dopo l’ingresso della IV armata e quello del IX Korpus dell’esercito popolare iniziarono le operazioni di disarmo e di concentrazione degli oppositori, come pure le sparizioni di civili, arrestati e deportati.
L’avvocato sloveno Ernesto de Gresič fu nominato podestà, mentre la Prefettura fu affidata ad un fabbro ferraio, Jože Štrukelj. In quello stesso periodo anche i contingenti britannici erano presenti in città; non dimentichiamo che Lubiana era ancora in mano tedesca e che la proclamazione del nuovo governo socialista della Slovenia ebbe luogo ad Aidussina, abitato della provincia goriziana nella valle del fiume Vipacco, sede di un carcere in cui furono deportati molti goriziani, tra i quali ricordo il pittore futurista Tullio Crali. Anche il principe arcivescovo mons. Carlo Margotti fu arrestato e, successivamente, bandito dalla sua arcidiocesi e infine costretto a rifugiarsi provvisoriamente a Udine.
Dopo gli accordi di Belgrado, gli Alleati e la Jugoslavia del maresciallo Tito concordarono la spartizione della Venezia Giulia, territorio politicamente conteso, in due zone: la zona A amministrata dall’esercito alleato anglo-americano, la zona B controllata dall’esercito di liberazione jugoslavo. Nella zona A rientravano: la valle dell’Isonzo, Trieste e Muggia con l’enclave della sola città di Pola, per un capriccio del primo ministro inglese Winston Churchill, sensibile all’importanza strategica del porto altoadriatico. Tutti gli altri territori finirono nell’orbita jugoslava, in attesa della sanzione dei trattati di pace. Nel mese precedente (maggio 1945), da parte delle autorità militari jugoslave erano state effettuate, anche nel Goriziano, delle liquidazioni di massa finalizzate a colpire tutti quegli elementi che si credeva avrebbero ostacolato l’affermazione dei nuovi poteri popolari e l’annessione alla Jugoslavia: una vera e propria epurazione preventiva di persone a cui non era stato regolarmente imputato alcun reato. A Gorizia il numero degli scomparsi superò le 650 unità, che rappresentano più della metà del totale delle persone arrestate, deportate e poi liberate.
Il 12 luglio fu istituito il Governo Militare Alleato (GMA) ma in città rimase un significativo presidio jugoslavo circa 2000 uomini e l’amministrazione cittadina restò affidata a uomini ad esso legati, quali il medico Karel Rutar, fino al 20 settembre, quando gli alleati nominarono capo del Comune l’avvocato Giovanni Stecchina, mentre l’avvocato Guido Hugues fu nominato presidente di Zona (i cui poteri corrispondevano all’incirca a quelli di prefetto e di presidente della deputazione provinciale).
Si aprì un biennio caratterizzato da speranze contrapposte (chi auspicava l’unione della città alla nuova Jugoslavia socialista contro i fautori della conservazione della sovranità italiana) e dallo sforzo alleato di avviare la ripresa socioeconomica di un’area depressa a causa della distruzione di abitazioni e infrastrutture.
Le fonti archivistiche governative a Gorizia tra il 1945 e il 1947

- Fondo della Questura di Gorizia (1946 – 1969):
– Serie «Manifesti» (1946-1969)
– Serie «Informazioni» (1948-1967)
- Fondo della Prefettura di Gorizia. Archivio Generale (1927-1962)
- Fondo della Prefettura di Gorizia. Archivio di Gabinetto (1927-1986)
– Serie «Cambiamenti di cognome» (1927-1978)
– Serie «Qualifica di profugo» (1948-2007)
– Serie «Commissione di epurazione (1945-1947)
Atti da essi estrapolati ora conservati a Lubiana presso l’ARHIV REPUBLIKE SLOVENIJE
- Fondo del Genio Civile di Gorizia (1923-1966)
- Archivio Storico del Comune di Gorizia, II versamento (1928-1956)
- Archivio personale di Pasquale De Simone (1924-2004)
I Quaranta giorni di occupazione da parte dell’esercito popolare jugoslavo furono un evento traumatico non solamente per quei goriziani contrari al distacco della città dal resto d’Italia: che si sia trattato di una cesura rispetto al recente passato lo conferma la distruzione perpetrata dagli occupanti a danno della sezione contemporanea dei periodici italiani nel ventennio interbellico dell’allora Biblioteca Governativa, così come l’asportazione di importanti segmenti degli archivi istituzionali della Prefettura e della Questura di Gorizia, i cui atti furono in parte eliminati oppure destinati ad essere conservati dalle istituzioni jugoslave.
Purtroppo mancano gli studi di settore sulla materia e per questa ragione è solo possibile formulare alcune congetture plausibili, in attesa di una futura auspicabile asseverazione.
Occorre tener presente che secondo le aspirazioni territoriali di Belgrado, conformi alla dottrina marxista, la città di Gorizia avrebbe dovuto seguire le sorti del suo entroterra, compattamente sloveno, a dispetto della componente urbana in maggioranza italofona. La bonifica integrale delle ancor fresche tracce della dittatura fascista divenne quindi una priorità da attuare con urgenza, mentre occorreva salvaguardare le prove che documentavano le politiche discriminatorie perseguite, dal cessato regime, a danno della popolazione slava diffusa in ampie porzioni dell’allora territorio provinciale, esteso tra le vallate dei fiumi Isonzo e Vipacco.
Fu quindi operata la selezione e l’asportazione, da parte degli occupanti, di faldoni che oggi sono liberamente consultabili all’interno dell’Archivio della Repubblica di Slovenia (Arhiv Republike Slovenije) a Lubiana, nell’ambito del gruppo di fondi “900 – Collezioni archivistiche”, sottogruppo “920 – Collezioni tematiche”, in particolare all’interno delle seguenti principali serie o aggregazioni documentarie:
- “1829 – Raccolta dei materiali delle regie Questure di Trieste e Gorizia 1920-1945”, attualmente consistente in 9,50 metri lineari di carte, custodite in 85 scatole;
- “2044 – Raccolta di materiali delle autorità di occupazione italiane civili e militari, 1920-1945”, consistente in 9 metri lineari di documenti, raccolti in 63 scatole.
Va precisato che i documenti della Prefettura e della Questura goriziane conservati a Lubiana sono confusi assieme a quelli degli analoghi uffici triestini, oltre a carte prodotte da altre istituzioni del tempo ed ivi confluite, quali le articolazioni periferiche del Partito nazionale fascista, del Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926-1943), l’11° Corpo d’armata, l’arma dei Carabinieri reali, la Guardia di Finanza e via dicendo.
I fondi archivistici della Prefettura e della Questura di Gorizia tutt’ora custoditi nell’Archivio di Stato di Gorizia, in particolare gli archivi del Gabinetto del Prefetto e della Questura, recano ancora evidenti tracce di queste lacune, riconducibili agli interventi selettivi condotti dagli occupanti.
A conforto delle congetture intervengono alcune carte, gravemente deperite e parzialmente illeggibili, che attestano che nei giorni 30 aprile e 1° maggio 1945 alcuni dimostranti danneggiarono e prelevarono “parte degli atti contabili” già conservati al piano terra del palazzo del Governo. Nella stessa nota, si afferma che nei giorni seguenti i partigiani jugoslavi che si erano installati nell’edificio avevano effettuato ulteriori prelievi di “pratiche, registri ed altro carteggio”, ammucchiati provvisoriamente “sotto la tettoia dell’autorimessa (…) cortile di codesta Prefettura, successivamente v[ennero] dis[persi] o distrutti. [1]
Fortunatamente buona parte di questi complessi è giunta fino a noi, seppur in modo frammentario.
Fondo della Questura di Gorizia
1946-1969
Archivio personale di Pasquale De Simone
1924-2004
l’Archivio storico del Comune di Gorizia
II° versamento 1928-1956
Prefettura di Gorizia. Archivio Generale e Archivio di Gabinetto
1927-1947 e 1945-1986
Fondo del Genio Civile di Gorizia
1923-1966
L’archivio storico della Questura di Gorizia è molto incompleto anche per gli anni successivi al 1945 e non dispone di alcun inventario. Al momento è possibile consultare la serie Manifesti (1946-1969), mentre è oggetto di indicizzazione analitica la serie Informazioni (fascicoli personali), afferente alla categoria A1, con atti dal 1948 al 1967, della quale sono stati fino ad oggi elencati oltre 10.000 nominativi di persone, molte delle quali provenienti dalla Jugoslavia, tanto nella qualità di esuli o profughi, quanto in quella di perseguitati politici comunisti, colpevoli di essere rimasti fedeli a Stalin dopo lo strappo consumatosi tra il Cominform e il maresciallo Tito, avvenuto il 28 giugno 1948. Spesso la documentazione è estremamente ricca di dettagli che vanno ben oltre alle vicende personali o familiari, toccando l’ambito delle scelte politiche o ideologiche e costituendo una rete di testimonianze dirette (perché fornite dai testimoni dei fatti narrati), seppur mediate dalle categorie interpretative degli ufficiali di Pubblica sicurezza che le hanno raccolte dalla viva voce dei protagonisti. Si sa che le fonti non sono mai oggettive, in quanto frutto di un’elaborazione più o meno consapevole, dei fatti di un determinato periodo storico.
La maggior porzione dell’archivio della Prefettura di Gorizia che al momento è ammesso alla pubblica consultazione è parzialmente riordinata e suddivisa nelle seguenti partizioni: Archivio di Gabinetto, in due versamenti: 1927-1947 e 1945-1986; Archivio Generale 1927-1962. Ad esse vanno aggiunte due serie versate nel 2019 che sono indicizzate analiticamente, la prima recante i decreti di cambiamento dei cognomi in forma italiana (per un totale di 13.362 pratiche censite, dal 1927 al 1978), la seconda relativa al riconoscimento della qualifica di profugo dopo la fine della seconda guerra mondiale (7.358 pratiche censite, dal 1948 al 2007).
Sono state altresì indicizzate le pratiche inerenti all’acquisto della cittadinanza italiana il cui possesso, nel biennio ’45-’47, poteva comportare il successivo riconoscimento di una pensione o del risarcimento dei danni di guerra
Nell’ambito dell’archivio di Gabinetto, è degna di nota la serie Commissione di epurazione, prodotta dall’omonimo organismo costituito dal Governo Militare Alleato a Trieste, Gorizia e Pola e attivo dal mese di novembre del 1945 con lo scopo di licenziare o sospendere dal lavoro per un periodo determinato (mesi o anche anni) le persone maggiormente compromesse con il regime fascista nella provincia goriziana, suddivise per categorie: Libere professioni ed arti, Aziende private e dipendenti pubblici. A Gorizia la Commissione operò fino al 28 febbraio 1947.
È questo un nucleo documentario molto interessante e poco studiato. Per agevolarne la consultazione, è stato predisposto un elenco informatizzato delle schede e procedimenti personali relativi a 360 nominativi di persone sottoposte ad inchiesta.
Sempre all’interno dell’archivio di Gabinetto sono presenti alcuni elenchi dattiloscritti, redatti tra il 1949 e il 1957, relativi alle persone che sono state deportate in Jugoslavia nel maggio 1945, suddivisi per tipologie (quali, ad es. deportati civili, scomparsi tra il 1943 e 1945, decessi, Carabinieri, Guardia di Finanza ecc.), in tutto 36 elenchi che sono stati recentemente informatizzati, in modo da agevolare la ricerca tra i 6.356 nomi in essi riportati: è spesso possibile reperire anche informazioni circostanziate sugli arresti di questi sfortunati concittadini, le ultime notizie annotate prima che di essi sia andata perduta ogni traccia.
Tra le principali provvidenze adottate dal Governo Militare Alleato vi fu l’attenzione alla ricostruzione delle abitazioni civili e il riconoscimento al risarcimento dei danni di guerra. Per quanto attiene alle opere pubbliche (edifici, rete stradale e idrica, sia marittima che fluviale, opere di bonifica ecc.), ricco di notizie è il fondo archivistico del Genio Civile di Gorizia, istituito nel 1923 e, nell’immediato secondo dopoguerra, posto alle dipendenze del GMA. Al suo interno è possibile individuare 143 pratiche di riparazioni degli edifici di proprietà privata danneggiati, come pure 1.527 fascicoli contenenti le pratiche di richiesta di indennizzo (ai sensi della legge n. 968 del 27 dicembre 1953). La documentazione è pertinente ai soli comuni rimasti all’Italia dopo il trattato di pace. Una prima indagine quantitativa di questi materiali potrebbe fornire dei dati interessanti, se si tiene conto che il ripristino del tessuto urbanistico, assieme al problema abitativo, costituì una delle priorità che gli Alleati si trovarono a dover affrontare con urgenza.
Ad integrazione delle possibili ricerche in materia infrastrutturale entra in gioco l’Archivio storico del Comune di Gorizia, nucleo documentario che è attualmente in deposito presso l’Archivio di Stato, pur restando proprietà dell’ente che lo ha prodotto. Purtroppo non esiste un inventario di tale fondo e ciò si riflette non poco sulla sua accessibilità da parte dell’utenza pubblica. Al fine abbattere, almeno in parte, questo oggettivo impedimento, il personale d’Istituto ha provveduto ad indicizzare i fascicoli che fanno capo alla categoria 6 del titolario di classificazione [il sistema di partizione gerarchica dell’archivio], dov’è possibile reperire 413 pratiche di varia natura, tutte posteriori al 1928 ma in gran parte databili nel ventennio 1930-1950, riferite alla sistemazione di strade, di edifici comunali, alla progettazione dei rifugi antiaerei in luoghi pubblici e privati, la costruzione di vasche per la riserva di acqua potabile; vi si aggiungono le carte prodotte dall’Amministrazione alleata in vista della ricostruzione di alcune scuole ed asili infantili di Gorizia e dell’allora territorio comunale oggi in Slovenia, nonché strade, ponti e passerelle, demolizioni e sistemazioni di strade ed edifici privati (per complessive 80 pratiche).
Questa breve rassegna termina con un richiamo alle carte custodite nell’archivio privato lasciato da un dignanese, Pasquale De Simone (1924-2004), sindaco di Gorizia dal 1972 al 1980 e membro del Comitato di Liberazione Nazionale Italiano di Pola, nato esattamente un secolo fa, il cui nome è ben noto nel mondo dell’esodo, avendo egli ricoperto per decenni il ruolo di direttore del foglio periodico l’Arena di Pola, pubblicato in lingua italiana a Pola dal 29 giugno 1945 e poi a Trieste fino ai giorni nostri. De Simone è stato attivo anche nelle file della locale Democrazia Cristiana.
Accanto ai documenti relativi al Goriziano conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato, i fondi sopra descritti forniscono un quadro sufficientemente esaustivo non soltanto delle complesse vicende politico-militari, ma anche del quadro socio-economico di quella che, nell’immediato dopoguerra, era una tra le province più dissestate, la prima in Italia per il più elevato tasso di disoccupazione, oltre che per la presenza diffusa di malattie che colpivano, prevalentemente, la fascia di popolazione più giovane.
Itinerario archivistico “Gorizia 1945 - 1947”
Segue una breve carrellata di atti dedotti dal fondo archivistico della Prefettura di Gorizia e dall’archivio personale di Pasquale De Simone.
25 ottobre 1945:
Il dirigente della Mensa impiegati del Municipio di Gorizia comunica al Presidente di Zona di Gorizia Guido Hugues le difficoltà di approvvigionamento e fa richiesta di un intervento presso la Sezione provinciale dell’alimentazione (SEPRAL) per ottenere dello scatolame americano a pagamento.
ASGO, Fondo Prefettura Gabinetto (1945-1986), B. 116, F. 263.
“(…) I prezzi dei generi alimentari come quelli degli ortofrutticoli che saliti talmente, mettono giornalmente il sottoscritto in gravi difficoltà, in primo luogo per trovarli in quantità sufficiente per i due pasti e poi perché la spesa di acquisto non superi la quota pagata dai commensali. Senza esagerare, è una lotta giornaliera che rasenta la tragedia. (…)”
16 novembre 1945:
È sollevato un tema importante: la defascistizzazione dell’istruzione pubblica, con particolare riguardo ai sussidi scolastici. Il Sovrintendente scolastico De Vetta, informa il Presidente di Zona Hugues del procedimento in corso di revisione dei libri di testo e delle biblioteche secondo le disposizioni del GMA.
ASGO, Fondo Prefettura Gabinetto (1945-1986), B.170, F. 412.
“(…) Con riferimento alla nota sopraindicata, mi affretto a comunicare alla Signoria Vostra che il lavoro di revisione dei libri di testo e delle biblioteche non è ancora ultimato. Lo stesso procede alacremente, però richiederà ancora alcun tempo per essere compiuto.
Informato di ciò il Governo Militare Alleato, questo ha consigliato di non precipitare la revisione, però di farla con molta scrupolosità, ciò che infatti avviene.
Finora il lavoro di revisione è stato compiuto dalla Scuola industriale di Gorizia la quale ha trovato sequestrabili 41 opere di vari autori comprendenti 83 volumi e 75 fascicoli. Questi sono stati chiusi in una stanza della suddetta scuola, a disposizione di questo Ufficio.
Appena terminata la revisione presso tutte le scuole, non si mancherà di trasmettere a codesta Presidenza la dovuta relazione. (…)”
5 dicembre 1945:
Il Presidente di Zona di Gorizia Hugues comunica al GMA la necessità di revisionare il personale femminile impiegato negli uffici per ovviare alla consistente disoccupazione maschile.
ASGO, Fondo Prefettura Gabinetto (1945-1986), B. 104, F. 239.
“(…) Il numero dei disoccupati della classe impiegatizia è, infatti, molto forte né si vede alcuna possibilità di ridurlo se non restituendo agli uomini, tornati dalla prigionia o dall’internamento, i posti che, in loro assenza, sono stati coperti con donne (…)”.
28 maggio 1946:
Il Presidente di Zona Hugues segnala all’Amministrazione provinciale l’affissione di manifesti di carattere politico di due gruppi contendenti all’interno dell’Ospedale manicomiale e raccomanda al direttore dell’Ospedale l’osservanza delle norme già predisposte.
Di seguito, si riproduce – nelle versioni italiana e slovena – uno dei manifesti incriminati, prodotto dall’Unione Antifascista Italo Slava (UAIS).
ASGO, Fondo Prefettura Gabinetto (1945-1986), B.198, F. 465.
“(…) Non intendo che Enti pubblici diventino palestra di competizioni politiche e ciò, particolarmente, deve essere evitato in Istituti come il Manicomio, dove tali competizioni, dato il fine e i compiti di tali Istituti, non possono certo trovare il loro naturale campo ma, anzi, si risolvono a tutto detrimento dei servizi che devono soddisfare gli Enti ed Istituti stessi.
La coesistenza di due gruppi contendenti, e non autorizzati, aggrava infine un tale stato di cose e può portare ai più seri inconvenienti.”
4 giugno 1946:
Il ragioniere capo dell’INPS segnala al Presidente di Zona la sua situazione di disagio abitativo e il mancato intervento dell’Ufficio Alloggi.
ASGO, Fondo Prefettura Gabinetto (1945-1986), B. 274, F. 617.
“(…) mi trovo a dover dividere l’appartamento composto di due camere, una cameretta e cucina con la suddetta famiglia, composta, come la nostra, di quattro persone (marito, moglie e due figli). Più volte chiesi l’interessamento dell’Ufficio Alloggi, perché intervenisse a sanare una situazione resasi insostenibile per ragioni igieniche, materiali e morali. Non è infatti ammissibile che in un appartamento così piccolo possano alloggiare due famiglie, costrette a dormire in due camere di 20 metri quadrati circa, dato che la cameretta ha dovuto essere adibita a seconda cucina. Ma dall’Ufficio Alloggi si ebbero soltanto promesse. (…)”
12 giugno 1946:
L’Ufficio del Genio Civile di Gorizia comunica alla Presidenza di Zona il rifiuto della Divisione Lavori Pubblici del GMA di approvare la perizia dei lavori necessari per la riparazione del Santuario del Monte Santo con le motivazioni e la spesa relativa. Interessante evidenziare la risposta negativa degli Alleati, data dalla priorità di ricostruire le case e le fabbriche prima degli edifici di culto, ignorando del tutto la valenza simbolica e politica del santuario, in termini di riconciliazione tra italiani e slavi.
ASGO, Fondo Prefettura Gabinetto (1945-1986), B. 271, F. 605.
“(…) Non è nel programma di riparare ristoranti, alberghi ed organi. Ce n’è molto più lavoro urgente nel vostro territorio e mandarci un simile progetto non è che una perdita di tempo per il Genio Civile e per noi. Il vostro primo dovere è di riparare case ed edifici pubblici.”
30 gennaio 1947:
La Camera Confederale del Lavoro di Gorizia invita la Presidenza di Zona, l’Ufficio Alloggi e il Comitato Assistenza di Gorizia a risolvere il problema dell’alloggio per i lavoratori italiani residenti nei comuni del Goriziano di prossima cessione alla Jugoslavia.
ASGO, Fondo Prefettura Gabinetto (1945-1986), B. 275, F. 619.
“(…) Richiamiamo la vostra attenzione sul grave problema che i lavoratori di sentimenti italiani residenti in territori che passeranno con la firma del trattato di pace alla Jugoslavia, devono affrontare per trovare un alloggio in città. Ci riferiamo, in particolare, alle famiglie del contado che potrebbero benissimo sistemarsi nella cinta cittadina, avendo già un’occupazione stabile, per cui basterebbe condurre una severa indagine negli appartamenti di famiglie abbienti, le quali godono di vani in soprannumero. (…)”.
14 marzo 1947:
L’Arcivescovo di Gorizia Margotti scrive al Capo Gabinetto della Presidenza di Zona in merito alla difficile situazione degli esuli della città di Pola pervenuti a Gorizia, invocando un intervento a loro favore.
ASGO, Fondo Prefettura Gabinetto (1945-1986), B. 275, F. 619.
“(…) Venne ieri da me una rappresentanza dei profughi di Pola per mettermi al corrente della situazione precaria di molti Polesani.
- Non ricevono ancora il sussidio promesso dal Governo italiano;
- Non riescono a trovare alcun lavoro redditizio per quante ricerche essi facciano quotidianamente;
- Non possono far venire da Monfalcone le loro masserizie per mancanza di mezzi di trasporto;
- Hanno l’impressione di essere lasciati in balìa di se stessi anche dal Comitato Esuli, mentre prima erano stati sollecitati a venire in questa città. (…)”
22 luglio 1947:
Anteo Lenzoni, presidente di turno del Comitato di Liberazione Nazionale di Pola, si rivolge al presidente del Consiglio italiano Alcide De Gasperi per avanzare un progetto di collocazione degli esuli provenienti dal capoluogo istriano nel territorio della provincia di Gorizia, che a settembre sarebbe stata restituita alla sovranità italiana, a differenza del Territorio Libero di Trieste, rimasto sotto il controllo anglo-americano. Si noti l’accento posto sulla questione nazionale, laddove l’immissione di popolazione italiana originaria dei territori ceduti è valutata essere un efficace rimedio alla minaccia della penetrazione slovena, caldeggiata dalla Jugoslavia. Le proposte – o meglio, le neppure troppo velate minacce – dirette al capo del governo di un paese sconfitto si riassumono nei seguenti punti:
- Investire in un programma di edilizia popolare impiegando massicciamente la mano d’opera istriana;
- Impiantare a Gorizia una manifattura tabacchi (come a Pola) dove concentrare gli esuli già impiegati e dispersi in altre manifatture d’Italia così da consolidare l’italianità di Gorizia e Monfalcone;
- Inserire gli istriani nel ciclo produttivo dell’agricoltura, dove l’elemento sloveno, specie a Gorizia, è predominante;
- Istituzione di una commissione mista goriziano-istriana per il rafforzamento dell’italianità dell’intero complesso economico, spina dorsale di una efficace politica nazionale.
- Sostenere finanziariamente il Movimento Revisionista Istriano nella sua attività culturale propagandistica come centro di irradiazione anche per l’Istria soggetta agli Alleati e alla Jugoslavia.
ASGO, Archivio personale Pasquale De Simone (1944-2003), B. 16, F. 52.
“(…) Presentemente nella predetta zona [Gorizia e Monfalcone, N.d.R.] sono già affluite alcune migliaia di esuli, ma già per questo esiguo numero le condizioni generali permangono precarie, sia per l’assoluta insufficienza di alloggiamento, sia per le difficoltà di assorbimento da parte di quelle attività produttive. Recenti nostri sopralluoghi, in ispecie a Gorizia, ci hanno confermato che le condizioni politiche esigono più che mai la più rapida immissione possibile di gente italiana in quella zona per contrastare e neutralizzare la costante e pericolosa opera di infiltrazione che tutt’ora, e coi mezzi più subdoli, sta conducendo la parte slava.
Su questo particolarmente Vostra Eccellenza deve meditare seriamente ed altrettanto seriamente agire per impedire che anche quell’ultimo lembo della Venezia Giulia sia definitivamente compromesso ai fini della sua sicura e salda conservazione alla Patria.
(…) [M]ai come ora Gorizia è apparsa nazionalmente inquinata e l’impressionante e dimostrativo uso della lingua slovena, impressionante nel senso della sua diffusione, ne è una delle prove più eloquenti. (…)”
30 Settembre 1947:
A pochi giorni dall’entrata in vigore del trattato di pace, il generale di Divisione Comandante Cappa segnala ai Prefetti di Gorizia e Udine il continuo passaggio di civili attraverso la linea provvisoria di confine – in particolare presso Gorizia – e invita ad un attento controllo del territorio da parte delle forze di Polizia.
ASGO, Fondo Prefettura Gabinetto (1945-1986) B. 222, F. 494.
“(…) Viene segnalato che attraverso la linea provvisoria di confine vi è un continuo passaggio di civili specialmente rimarchevole in corrispondenza della città di Gorizia.
Tra questi, molti sono persone che si recano nella città o in altre località del Friuli per effettuare compere o per altri privati motivi, altri invece sono individui che si infiltrano nel territorio nazionale per mantenere o promuovere contatti di natura informativa o comunque pregiudizievoli alla sicurezza militare della zona (…)”.