L’Archivio di Stato di Gorizia ha voluto simbolicamente offrire un proprio contributo alle celebrazioni del settimo centenario dalla morte di Dante Alighieri.
Domenica 5 dicembre 2021 si è svolta un’apertura straordinaria dell’Istituto, nel corso della quale ha avuto luogo, a partire dalle ore 10.30, una video-presentazione intitolata “Immagini dantesche nell’Archivio di Stato di Gorizia”.
Protagonista principale è stata la terracotta in rilievo collocata nella Sala di Studio, raffigurante i tre regni della Commedia, opera dell’artista noalese, ma goriziano d’adozione, Tino Piazza (1935-1981), attivo a Gorizia come indimenticato insegnante presso il locale Istituto d’Arte. Il manufatto, di grandi dimensioni (220×580 cm), ottenne il primo posto al concorso nazionale per la ceramica, nel 1968.
Sono intervenuti, rispettivamente, il professor Martino Piazza, figlio dell’artista nonché docente di disegno e storia dell’arte, assieme alla collega professoressa Daniela Furlan, titolare della cattedra di lingua e letteratura italiana e latina del Liceo Scientifico “A. Einstein” di Cervignano del Friuli, ISIS della Bassa Friulana; in apertura è stato effettuato un videocollegamento con la restauratrice Giovanna Niero, noalese e profonda conoscitrice dell’opera artistica di Piazza.
La concezione dell’opera avviene nel 1966, quando la Provincia di Gorizia, proprietaria dell’immobile, per decorare la parete principale della sala di studio dell’Archivio di Stato di Gorizia bandì un concorso nazionale.
L’opera scelta fu quella di Tino Piazza. Egli infatti presentò una serie di rilievi in gesso che avevano come tema la Divina Commedia di Dante Alighieri. Dopo che tale bozzetto vinse il primo premio nel dicembre 1966, l’artista ricevette l’appalto del lavoro nel 1967 e terminò la sua opera nel 1968.
Il bassorilievo, che ancora oggi giganteggia all’interno della sala di studio, è composto da dieci pannelli di terracotta patinata. Ogni forma rappresenta un episodio della Divina Commedia dantesca. Notevole risulta il ritmo dell’opera: le figure si estendono e si allargano con estrema armonia e l’effetto finale richiama la decorazione in terracotta, eseguita nel corso dello stesso anno, all’interno dell’Istituto statale tecnico industriale Galileo Galilei di Gorizia.
Le figure dell’opera risultano di rilievo molto basso e caratterizzate da forme sintetiche e molto semplici: ciò permette di cogliere ogni minimo particolare e di apprezzare lo sviluppo complessivo.
Gli influssi della pittura, così come evidenziato da Marino Medeot (Trasparenza dell’arte pittorica contro ogni tentazione ideologica in Voce Isontina, 10 novembre 1984, p. 51), sono notevoli e il risultato è una contaminazione artistica di grande spessore che è tipica dell’artista noalese. Le figure stesse ne traggono giovamento e assumono un carattere di ampio respiro.
Tutte le scene sono contraddistinte dal forte carattere di Tino Piazza; è sempre possibile un’interpretazione ironica e divertente delle stesse. Questo lo si nota soprattutto nella dedica alla moglie Franca.
I riferimenti iconografici sono quelli medievali dei mosaici di Torcello e l’equilibrio tra le figure e il fondo richiama i rilievi di Maitani eseguiti nel Duomo di Orvieto.
L’opera di Tino Piazza si può far confluire inoltre all’interno del movimento artistico di Klee, Wols e Tobey, i calligrammi dei quali sono eseguiti attraverso la tecnica dell’impronta e dello stampo.
L’artista fu molto orgoglioso del risultato finale, ne è prova il fatto che tale pannello per l’Archivio di Stato di Gorizia viene sempre menzionato dallo stesso autore all’interno di tutti i suoi curricula.
Oltre alle realizzazioni sopraddette, sono da relazionare con tale opera la Festa campestre, rilievo eseguito da Piazza nel 1971 per la Cassa di risparmio di Gorizia, nonché il pannello in terracotta sito a Ronchi dei Legionari presso la filiale della Cassa di risparmio di Gorizia il cui tema è quello del lavoro nel Monfalconese.
Riferimento bibliografico:
Tino Piazza, l’artista le storie a cura di Annalia Delneri, testi di Gabriella Bucco … [et al.], Gorizia, Musei provinciali di Gorizia, 2009
Agostino Piazza nacque a Noale (in Provincia di Venezia) nel 1935.
Nel 1948 iniziò il suo percorso di formazione presso l’Istituto d’arte di Venezia, dove si diplomò in “Pittura murale decorativa” nel 1954. Concluse, nel 1956, il magistero d’affresco conseguendo l’abilitazione all’insegnamento d’arte.
Il suo primo incarico fu a Gorizia, alla Scuola d’arte, dove tenne il corso “Disegno d’ornato”.
Dal 1957 al 1963 fu titolare della cattedra di “Disegno dal vero” e dal 1963 al 1966 insegnò anche educazione artistica nell’annessa scuola media fino al 1969.
Anche grazie alla stima che il professor Andrea Parini nutriva nei suoi confronti, ottenne, nel 1971, la qualifica di professore ordinario per la cattedra di “Disegno dal vero”. Nel 1974 ottenne la cattedra, presso l’Istituto statale d’arte di Gorizia, di “Decorazione pittorica” e di “Disegno professionale” con annessa direzione dei rispettivi laboratori.
Il lavoro di insegnamento di Tino Piazza fu sempre strettamente collegato con la sua produzione artistica. Tale feconda commistione giovò sia alle sue composizioni che alle sue docenze. Le sue opere venivano analizzate e discusse anche all’interno dei suoi percorsi didattici, in modo da poter coinvolgere in maniera attiva i suoi studenti, offrendo degli spunti tangibili per la loro crescita artistica. Nell’insegnamento di “Decorazione pittorica”, ad esempio, Agostino diede alla luce numerosi progetti assieme ai suoi studenti, i quali venivano coinvolti attivamente nel processo di realizzazione di opere d’arte.
Tino Piazza seppe padroneggiare, con grande maestria, svariati tipi di tecniche artistiche come l’affresco, il mosaico, il graffio sull’argilla, l’intarsio su legno, etc. Questo lo si evince in tutte le sue opere pubbliche; inoltre, all’interno delle sue classi di insegnamento, venivano utilizzate tecniche antiche come la foglia d’oro, la pittura a tempera su svariati supporti, la scultura con differenti materiali, il mosaico.
Grande fu il ricordo che Tino lasciò nei cuori dei suoi allievi e altrettanto grande fu il vuoto lasciato, con la sua scomparsa, nel mondo dell’arte goriziano e nazionale.
Riferimento: Tino Piazza da Naole (sito web)
DANTE NELLA SELVA OSCURA
Inferno - Canto I
DANTE E VIRGILIO
Inferno - Canto I
CARONTE
Inferno - Canto III
VI CERCHIO:
ALLE PORTE DI DITE
Inferno - Canto IX
VI CERCHIO: FARINATA DEGLI UBERTI E CAVALCANTE DEI CAVALCANTI
Inferno - Canto X
VII CERCHIO, I GIRONE: IL CENTAURO NESSO
Inferno - Canto XII
VII CERCHIO, II GIRONE:
I SUICIDI E PIER DELLA VIGNA
Inferno - Canto XIII
VIII CERCHIO,
VII BOLGIA:
I LADRI
Inferno - Canto XXIV
VIII CERCHIO, VIII BOLGIA: ULISSE
Inferno - Canto XXVI
IX CERCHIO: IL CONTE UGOLINO
Inferno - Canto XXXIII
ANTIPURGATORIO: L'ANGELO NOCCHIERO E CASELLA
Purgatorio - Canto II
ANTIPURGATORIO: L'ANGELO GUARDIANO
Purgatorio - Canto IX
I CORNICE: I SUPERBI, L'IMPERATORE TRAIANO
Purgatorio - Canto X
I CORNICE: I SUPERBI
Purgatorio - Canto X
III CORNICE: L'ANGELO DELLA MISERICORDIA E LE VISIONI DI MANSUETUDINE
Purgatorio - Canto XV
IV CORNICE: GLI ACCIDIOSI
Purgatorio - Canto XVIII
IV E V CORNICE: ACCIDIOSI, AVARI E PRODIGHI
Purgatorio - Canto XIX
VI CORNICE: I GOLOSI
Purgatorio - Canto XXIII
PARADISO TERRESTRE: MATELDA
Purgatorio - Canto XVIII
PARADISO TERRESTRE: ADAMO ED EVA
Purgatorio - Canto XXXII
I CIELO: LA LUNA
Paradiso - Canto II
II CIELO: MERCURIO
Paradiso - Canto VI
III CIELO: VENERE
Paradiso - Canto VIII
IV CIELO: IL SOLE
Paradiso - Canto X
V CIELO: MARTE
Paradiso - Canto XIV
VI CIELO: GIOVE
Paradiso - Canto XVIII
VII CIELO: SATURNO
Paradiso - Canto XXI
VIII CIELO: STELLE FISSE
Paradiso - Canto XXIII
IX CIELO: PRIMO MOBILE
Paradiso - Canto XXVII
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