Una dama di compagnia di tutto rispetto fu Ida Ferenczy, a servizio niente meno che della imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria Elisabetta di Wittelsbach, nota come “Sissi”.
“Ida von Ferenczy (1839-1928), entrò nel 1864 al servizio di Elisabetta d’Austria come lettrice. Proveniente da una famiglia della piccola nobiltà di campagna, Ida ricevette un’educazione limitata, ma la sua forza di volontà la spronò a proseguire gli studi da autodidatta, fino a diventare, sotto la guida della scrittrice Ida Miticzky un’ottima lettrice. Il suo nome fu aggiunto a mano dall’insegnante di ungherese dell’imperatrice, Maximilian Falk, sulla lista delle candidate di alta nobiltà che dovevano essere scelte come dame di compagnia.
Elisabetta la scelse. Sin dal primo incontrò provarono entrambe una profonda simpatia. Nel corso degli anni Ida diventò “amica” dell’imperatrice che si rivolgeva a lei con il “tu”. […] La morte tragica di Elisabetta le fece dire: “Con la morte della regina Elisabetta ho perso tutto” (Elisabetta d’Austria, donna, imperatrice, viaggiatrice a cura di Marina Bressan e Marino De Grassi, Gorizia, Edizioni della Laguna, 2018)
In una lettera (redatta in tedesco), listata a lutto, inviata a Oscar Cassini 9.11.1898, Ida così scrisse:
“Vienna, 9 novembre 1898,
Caro conte Cassini, mi è dispiaciuto molto non averla incontrata durante quella settimana terribilmente dolorosa che lei ha trascorso a Vienna! Ero molto occupata, vivevo a Schönbrunn; solo le dame di compagnia erano a Vienna. Lei conosceva perfettamente la situazione e così può capire ciò che ha significato per me la perdita della mia venerata Imperatrice!
Le posso assicurare che mi sento come se tutto in me fosse intriso di sofferenza e che il profondo dolore che porto nel mio cuore è oggi ancora più profondo di due mesi fa! Ancora oggi non riesco a capacitarmi e non so come potrò continuare a vivere perché la mia ragione di vita, la mia felicità e ogni altra cosa sono state distrutte dalla scomparsa dell’amatissima!
Ho quasi completato le tristi incombenze rese necessarie dalla morte della mia amata imperatrice […]. Non sono queste delle incombenze strazianti? Il fatto che io sia riuscita a superare tutto questo significa che un essere umano non può morire così facilmente! […].
Adieu, mio stimato amico; come lei spero “che noi rimaniamo i vecchi” e sarò sempre lieta di rivederla, ovunque lei sia.
Con l’amicizia di sempre e i migliori saluti.
La sua devota Ida Ferenczy”
(op. cit. pp. 112, 218)
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