Nel 1969 l’Ufficio provinciale ENAL di Gorizia bandì la 12a edizione del concorso “Per la più bella letterina a Gesù Bambino”.
L’Ente nazionale assistenza lavoratori sostituì nel 1945 il “Dopolavoro Italiano”, con scopi di promozione e formazione sociale mediante la ricreazione educativa, lo sviluppo e la valorizzazione delle iniziative e delle manifestazioni popolari.Le finalità dell’ente promotore, sostenuto dall’Arcidiocesi di Gorizia, e la somma in denaro, in palio tra gli altri premi del concorso natalizio, indussero la commissione a preferire quelle “letterine” che lasciavano intuire situazioni di difficoltà. Nel contempo si deduce nelle scelte operate l’apprezzamento di un certo conformismo nella forma e nei contenuti, coerente con le aspettative di un mondo adulto affezionato a un sistema di valori che, pur consolidatosi ben prima del ’68, era ancora percepito come indiscusso e rassicurante.
Un componimento che partecipò al bando senza essere selezionato vince oggi una nuova edizione del concorso, indetto stavolta dall’Archivio di Stato di Gorizia. Dopo cinquantadue anni la letterina di Giovanni Moretuzzo è premiata con la pubblicazione su questa onorevole pagina, come documento del mese di dicembre. Le motivazioni della giuria non si basano sulla correttezza dei congiuntivi impeccabili (sui quali è emersa, in fase di valutazione, l’ipotesi dello zampino di madre Addolorata) ma sono anzi di tutt’altro tenore. In qualità di impiegati ministeriali della cultura, i giurati non potevano non evidenziare come Giovanni nel 1969, mentre tramontava il boom economico ma non l’utilitarismo che l’aveva alimentato, mettesse proprio i libri al primo posto nella sua scala dei desideri. “Almeno un libro” chiedeva Giovanni per sé e niente altro, prima di auspicare l’intervento divino nelle umane miserie, anche quelle che il telegiornale trasmesso all’ora di cena gli metteva sotto gli occhi. Il nostro vincitore apprezzava l’avventura di mettersi nei panni altrui grazie a un libro. Dopo aver chiesto grazia e giustizia contro quei mali purtroppo sempre attuali, Giovanni si firmava “fratellino”, con un respiro che ci è sembrato universale ed ecumenico.
L’augurio che rivolgiamo a voi e a noi per il Natale e per l’anno che verrà è di abbracciare un’idea di cultura capace di calarsi anche in altri panni, di assumere nuovi punti di vista, di trasformarsi in gesti di fratellanza.
Segnatura: ASGO, E.N.A.L. Ente nazionale assistenza lavoratori di Gorizia (1945-1983), b. 36
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