Documento del 24 novembre 1937 tratto da un fascicolo della Prefettura di Gorizia, contenente la richiesta avanzata da Giacomo Rosenbaum al fine di ottenere il conferimento della cittadinanza italiana. Giacomo, il cui cognome suggerisce l’appartenenza al ceppo ebraico, fu indicato come commerciante di tessuti, apolide, già cittadino polacco. Si vedrà come sua madre riuscì a salvargli la vita…
“Nel momento in cui, nel 1937, si trovò a dover presentare tutta la documentazione per diventare cittadino italiano, Giacomo dichiarò di non essere “in grado di produrre copia dell’originale atto di nascita pel fatto che, come venne riferito con la nota sopra cennata, la di lui madre omise di notificarne l’avvenuta nascita allo stato civile di Zawercke (Polonia)” ossia Zawiercie, non lontano da Cracovia.
Quali solo le ragioni di questa omissione? Il documento (datato 3 novembre 1937) le rivela palesemente…
Segnatura: ASGO, Prefettura di Gorizia – Archivio generale, b. 564, f. 1608
“Tale difficoltà […] è dovuta al fatto che la madre del Rosembaum cercò di occultare la nascita del figlio allo scopo di evitargli nella maggiore età, di dover prestare servizio militare in Polonia.”
Come si sa i figli seguono la loro strada, che talvolta diverge da quella pensata per loro dai genitori. Dalla lettura di altri documenti, presenti nel fascicolo, scopriamo non solo che Giacomo, il figlio di Rosa, ha viaggiato molto, fino a risiedere a Gorizia…
Ma anche che nel 1930, “sebbene straniero, egli rispose volontariamente alla chiamata della sua classe alle armi e venne incorporato quale soldato” in un reggimento di stanza a Verona, dal quale fu congedato dopo qualche mese “essendo emersa la sua qualità di cittadino polacco”, pur avendo lui “servito con fedeltà ed onore”.
Giacomo non demorse. In lui il desiderio di accreditarsi come italiano fu così forte che nel 1935 “con la prima Legione operai militarizzati, si portò volontariamente in Africa orientale” allo scoppio della guerra italo-etiopica.
Nonostante tutto la fortuna rimase dalla parte del coraggioso Giacomo. Le carte successive ci indicano che “[n]el 1941, essendo di razza ebraica, fu internato a Tarsia (Cosenza) da dove, nel luglio 1944 si trasferì a Bari. Fece nuovamente ritorno a Gorizia nel maggio 1945 e riprese la sua attività lavorativa di venditore ambulante di tessuti.” Quasi sei milioni di ebrei polacchi patirono, purtroppo, ben altra triste sorte.
Segnatura: ASGO, Prefettura di Gorizia – Archivio generale, b. 564, f. 1608
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