Storie goriziane. Documenti e voci di un territorio – Resoconto della conferenza

Riprende il tradizionale ciclo di incontri a cadenza (quasi) mensile “Storie goriziane. Documenti e voci di un territorio”, proposto dall’Archivio di Stato e dalla Fondazione Palazzo Coronini Cronberg.
 
L’opera del Sommo Poeta – o, meglio – l’utilizzo della sua immagine a fini non propriamente letterali è stato l’oggetto dell’interessante conferenza tenuta dal soprintendente archivistico del Friuli Venezia Giulia, Luca Caburlotto, intitolata “Dante Alighieri tra cultura e politica nell’età del Risorgimento”.
 
Conversando con Marco Plesnicar, direttore uscente dell’Archivio di Stato, il conferenziere è riuscito efficacemente a condensare il lungo percorso dell’impiego politico e propagandistico di Dante quale simbolo delle virtù proprie della nazione italiana, muovendo da un contesto propriamente letterario sino ad incarnare il processo di unificazione politica del regno d’Italia, come è potentemente emerso nel corso delle imponenti celebrazioni del sesto centenario della nascita, svoltesi nel 1865.
 
Al tempo il Veneto e il Lazio erano soggette, rispettivamente, alla sovranità asburgica e a quella pontificia: eppure Roma e Venezia parteciparono con slancio a quella che fu una vera e propria festa identitaria. Riguardo a Venezia, Caburlotto ha evidenziato il significato diametralmente opposto conferito dalle autorità austriache al ricordo dell’Alighieri, ricondotto al valore propriamente culturale ed etico, al pari di altri grandi della scena letteraria italiana e tedesca, aggiungendo l’istituzione di una borsa di studio dantesca nell’Università di Padova. Dopo il 1866 e il 1870, l’impiego simbolico non cessò e, anzi, si propagò nelle cosiddette terre “irredente”, dove, tra Trento, Trieste e Gorizia gli echi danteschi proseguirono, con esiti incerti (l’imponente monumento trentino contrapposto all’insuccesso dell’omologo progetto triestino).
 
Al termine, Marco Plesnicar si è brevemente soffermato sulle particolari condizioni storiche in cui si svolsero le commemorazioni del 1921, nella Gorizia da poco italiana ma ancora memore del vivacissimo ambiente pluriculturale che fino ad allora l’aveva caratterizzata, capace di promuovere un progetto editoriale di altissimo respiro, culminato in due volumi, usciti a Lubiana e Gorizia nel 1923, frutto della collaborazione di studiosi italiani e sloveni del calibro di Gaetano Salvemini, Benedetto Croce, Milko Kos e Oton Župančič. Giusto in tempo: di lì a poco il nuovo regime avrebbe posto bruscamente fine a questa rigogliosa esperienza.

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