Soffermandoci ancora sul “secolo breve” (il Novecento), gli atti riportano una particolare situazione: quella data da un marito che invitò la moglie a vendere tutti i beni e a raggiungerlo in un paese straniero. La donna però, avendo chiare le “cattive intenzioni del marito”, si guardò bene dal seguirlo! Ecco cosa accadde.
Nel 1932 la signora Caterina fece richiesta di ottenere la cittadinanza italiana per sé e per la figlia.
Da un documento della “Legione territoriale dei Carabinieri reali di Trieste – Divisione di Gorizia” datato Gorizia, 23 novembre 1931, si viene a sapere che Caterina è stata una ostessa con una condotta incensurabile, stimata dalle autorità e dalla popolazione del suo paese, oggi denominato Kamnje, nella valle del fiume Vipacco (Vipava), in Slovenia. Ha divorziato dal marito subito dopo la prima guerra mondiale perché lui si era stabilito nella lontana Romania, senza più curarsi di lei né della figlia.
Si legge che nel 1923 il marito la invitò “a vendere tutti i beni che [possedeva] nella frazione di Camigna per poscia raggiungerlo in Romania” ma Caterina “conoscendo le cattive intenzioni del marito, e cioè che dopo aver sperperato il denaro ricavato dalla vendita dei beni l’avrebbe abbandonata, ricusò tale invito, per cui il marito chiese ed ottenne dal Tribunale di Cernautz in Romania in data 11/6/1923 il divorzio.”
Le condizioni economiche di Caterina erano buone perché deteneva terreni e fabbricati, oltre a un esercizio di trattoria, che gestiva da oltre 9 anni. Lei e la figlia chiesero “la cittadinanza italiana perché [erano] orgogliose di appartenere all’Italia.”
C’era però un problema: Caterina “ha contratto nel 1912 matrimonio” con Oreste; “Detto matrimonio nel 1923 fu sciolto con sentenza del Tribunale di Cernautzi” (nome romeno dell’attuale città ucraina di Černivci).
Caterina, per far “delibare”, rendere valido il divorzio, dovette chiedere “alla competente Corte di Appello di rendere esecutiva la sentenza stessa” perché “[s]enza di tale delibazione il matrimonio di cui trattasi deve continuare a ritenersi valido e all’interessata per tale motivo non può venire concessa la cittadinanza italiana, dovendo le donne in istato coniugale seguire, per legge, la cittadinanza del marito.”
Segnatura: ASGO, Prefettura di Gorizia – Archivio generale, b. 597, f. 1667
Via dell’Ospitale, 2
34170 Gorizia
tel. +39 0481 532105
Codice fiscale: 80001220310
direttore dott. Marco Plesnicar
Lunedì e mercoledì
8.00 – 11.00
11.00 – 14.00
14.00 – 16.30
Martedì, giovedì e venerdì
8.00 – 11.00
11.00 – 14.00
Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie legati alla presenza di plugin di terze parti. Se vuoi saperne di più, leggi l’informativa estesa. Continuando la navigazione si acconsente all’utilizzo dei cookie