
NOVEMBRE 2025 – “Mulin di Trus”
L’acqua, elemento essenziale per garantire la vita agli esseri animali e vegetali, ha tragicamente tolto la vita a due persone e causato, nei giorni scorsi, gravi danni ad alcuni paesi,
Con l’arrivo della bella stagione, si sa, la voglia di uscire, divertirsi, giocare e stare in compagnia aumenta, in particolare tra i più giovani. Con la fine delle lezioni, il clima mite e l’abbondanza di tempo libero, ragazzi e ragazze si ritrovano spesso per un aperitivo, un gelato o qualche scampagnata in serenità. Ed è proprio in questo periodo della vita, caratterizzato da assoluta leggerezza e noncuranza delle regole, che spesso il divertimento sfocia in trasgressione e goliardia.
Ebbene certe dinamiche, nonostante il trascorrere dei secoli, non cambiano veramente mai. Nel 1763, infatti, il cesareo regio Consiglio capitaniale delle unite Contee di Gorizia e Gradisca, organo amministrativo e giudiziario istituito nel 1754 nel periodo dell’amministrazione asburgica, fu costretto, su segnalazione del dell’arcivescovo di Gorizia, ad ammonire con una circolare la gioventù che “ne’ villagi si faccia lecito di suonare e battacolare a capricio le campane, rompendole con notabile danno delle chiese e disturbando nell’istesso tempo il popolo”. Una bravata, insomma, che causava non solamente una notevole seccatura agli abitanti molestati dal frastuono degli inopportuni sbatacchiamenti, ma anche alle chiese che erano costrette a subire e porre rimedio ai rilevanti danneggiamenti causati a manufatti e strutture. Ad ogni modo, tali azioni saranno costate molto care ai mascalzoni della Contea di Gradisca in quanto il consigliere, conte Ferdinando d’Attems, con la circolare ordinò a decani e commissari locali di “relazionare sotto loro responsabilità li trasgressori” contro i quali si sarebbe dovuto “esemplarmente procedere”.
Ancora maggiore era il disturbo cagionato dalle suddette prodezze se si pensa al fatto che campane, campanili e campanari svolgevano (e svolgono tutt’oggi) una funzione di vitale utilità pubblica, poiché incaricati non solamente di battere le ore, ma anche di annunciare avvenimenti significativi e segnalare emergenze. È proprio per questo motivo che il cesareo Consiglio chiarì che l’uso delle campane era riservato ai “nonzoli, a quali incombe il suonarle a debiti tempi”, con l’intento di riportare l’ordine e garantire alla popolazione, finalmente, sollievo dalle marachelle dei giovanissimi.
Segnatura archivistica: ASGO, Pretura di Gradisca (1503-1830), busta 35, filza 35

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