Inutile negare che al momento in cui insorge qualche problema… solitamente intervengono le donne a salvare la situazione… e i beni!
Una moglie voleva preservare la propria dote perché il marito aveva sperperato il suo guadagno.
“La Corte di giustizia civile e criminale del Dipartimento Brenta ha reso il seguente giudicato tra Luigia Koryenskj moglie del sig.e Giovanni Gorgo, possidente, domiciliata in Prato della Valle, attrice per citazione 13 ottobre 1811, patrocinata da Andrea dalla Libera, contro il signor Giovanni Gorgo di lei marito domiciliato con essa, possidente reo convenuto contumace e senza patrocinatore.
Espone l’attrice di essersi nell’anno 1795 congiunta in matrimonio con sig.r Giovanni Gorgo al quale ha consegnato una dote […]”
“Che lo stato del marito una volta florido e decente, ora per le generali vicende è talmente coperto da passività che qualora non ne preservi la moglie una parte colli suoi diritti rimanerebbe del tutto disperso.”
“Che questo stato consistente nell’attivo in circa lire 230.000 italiane dando anche un massimo valore alli fondi” … “Quali tutte passività formano lire 393.237, cosichè il passivo supera l’attivo almeno per lire 163.151,01.”
“Che tali dolorose circostanze costrinsero l’attrice a dover provedere alla salvezza ed assicurazione dei suoi diritti all’oggetto di presservare un mezzo di sussistenza a sette innocenti figli, frutto di tale matrimonio.
Che perciò dietro l’ottenuto presidenziale permesso ha citato nel giorno 13 dicembre 1811 il marito dinanzi a questa Corte di giustizia [di Padova] perché venghi deciso che atteso il di lui sbilancio e conseguente pericolo delli di lei titoli ed azioni, possi procedere alla separazione di tanti beni, quanti bastino a cautare ed assicurare l’azioni stesse.”
“Che possa l’attrice procedere alla separazione di tanti [beni] del marito, quanti sieno sufficienti a cautare ed assicurare” i suoi beni.
Segnatura: ASGO, Ufficio tavolare di Gorizia – Libri e strumenti tavolari, b. 94, contratto n. 518
Questo singolare contratto dei primi anni dell’Ottocento interessa i coniugi Sophie e Michele Coronini.
Il documento ci aiuta a comprendere perché Sophie Coronini, moglie di Michele, è stata l’ancora di salvezza della famiglia per i beni. Questo documento è una bozza, un “proggetto di contratto tra il sig. Michele conte Coronini imp. reg. ciambellano sig. di Cronberg Graffenberg e Dorimbergo di Gorizia” e “la sig. Soffia contessa Coronini nata cont.sa Fagan dama della croce stellata pure di Gorizia”.
Si dice che Sophie, in virtù di un contratto del 1824 “aveva comprato tutti li beni e stabili furono di ragione del proprio consorte”, ma “per liberar la famiglia delle passività gravitanti li beni comprati si doveva necessariamente procedere alla vendita ulteriore di parte di detti beni”; con il “consenso ed assenso” del consorte, con contratto datato Trieste 8 settembre 1846, ha venduto le signorie della Carniola (ereditate dai nobili Cobenzl) per tacitare i creditori, “onde con questi estinguere li debiti della famiglia e render liberi e franchi d’ogni passività li beni e stabili posti nel Goriziano”.
Sophie comunque si impegnò a consegnare al marito parte del ricavato della vendita dei beni a condizione di utilizzarla esclusivamente per saldare i debiti.
Segnatura: ASGO, Archivio Coronini Cronberg – Atti e documenti, b. 382, f. 1117
Via dell’Ospitale, 2
34170 Gorizia
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