Vituperî imperiali

Quando vanno d'accordo

Ecco il caso di due sposini che sono stati sicuramente in sintonia su una specifica quanto “scabrosa” questione…

Correva l’anno 1912. Giuseppe-Antonio e Maria, marito e moglie erano operai, analfabeti, nullatenenti, già puniti, pertinenti alla vicina provincia di Udine, probabilmente “regnicoli” emigrati  in Austria alla ricerca di una qualche occupazione, anche temporanea. Su di loro gravava un’accusa:

  1. di avere li 10 e 20 ottobre 1912 a Salcano sulla pubblica via ed in presenza di più persone espresso le parole: “ Va in remengo ti ed il tuo Imperatore, mi me sboro di tutti e due, non ho bisogno di nessuno”, e di avere con ciò nella suddetta guisa, leso la riverenza dovuta all’Imperatore, mediante improperi […];
  2. di avere in epoca non meglio precisabile del mesi di agosto o settembre od ottobre 1912 a Salcano sulla pubblica via, espresso le parole “va in malora ti e l’Imperatore e tutta l’Italia”, e di avere con ciò nella suddetta guisa lesa la riverenza dovuta all’Imperatore, mediante improperi […].


Per loro si propose di fissare un dibattimento dinanzi al locale i. r. Tribunale circolare.

Motivi dell’accusa: il fatto era stato assodato per la deposizione dei testi i quali avevano asserito “che in due differenti incontri l’imputato prima nominato si [era] espresso durante un alterco avuto con essi testi, nei termini offensivi indicati in dispositiva, e ciò sulla pubblica via, che conduce da Cronberg verso Salcano, dove trovasi la fornace.

Di fronte a tali chiare disposizioni ambedue l’imputati [erano stati] negativi, ma ad onta di ciò, visti i deposti testimoni, si doveva elevare la presente accusa, non trovando verun appoggio nelle emergenze processuali l’asserzione dell’imputati di essere vittime di una vendetta”.

Il 10 gennaio 1913 il Ministero della Giustizia comunicò alla Procura di Stato di Gorizia che non doveva essere presentata una querela contro Giuseppe per l’ingiuria a Sua Maestà Re d’Italia, a quel tempo (ancora per poco) alleato…

Segnatura: ASGO, Procura di Stato, b. 1, f. 4, prot. 948/12

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