L’Archivio di Stato di Gorizia possiede una esigua raccolta di manoscritti, per lo più risalenti alla seconda metà del XIX secolo, aventi per oggetto la storia civile ed ecclesiastica del nostro territorio di frontiera. Esigua rispetto alla quantità, non certo per l’importanza o la rarità dei pochi materiali che la compongono, quando vorrete prenotare un posto nella sala di studio.
Abbiamo pensato di sottoporre alla vostra attenta curiosità il manoscritto n. 4, un testo che per propria natura e genere può essere assimilato alle fonti archivistiche, perché redatto da un ufficiale di curia settecentesco, don Antonio Gostisse, attuario di cancelleria, vale a dore addetto alla tenuta di quella preziosa fonte che è ancora oggi l’archivio storico della Curia arcivescovile di Gorizia.
Ne trascriviamo il lungo ed articolato titolo: “Cronaca ricavata da Frammenti della logorata cronaca del reverendo signor don Antonio Gostisse, sacerdote goriziano, fu attuario nella Cancellaria dell’Arcivescovato di Gorizia ecc. ecc. il quale se l’ha tessuta d’ottimi fondamenti, e l’ha disposta in ordine alfabetico. Questa essendo per incuria logorata, da’ frammenti d’essa s’è raccolto soltanto quello aspetta di rimasto appartenente alle note de’ suoi tempi correlativi a Gorizia”.
Si tratta, presumibilmente, di una copia posteriore, come lascia intendere il lungo (e piuttosto critico) titolo vergato dall’anonimo copista, la cui mano può essere cronologicamente collocata nella seconda metà del XVIII secolo, comunque a breve distanza dallo svolgimento dei fatti in essa narrati.
Lo spirito di corpo e il senso di pietà verso i defunti ci inducono a sorvolare sulle eventuali pecche della gestione archivistica dei successori di don Gostisse, “colleghi” d’altri tempi che ebbero comunque il merito di tramandare, tra i flutti spesso impietosi del tempo, molte testimonianze al pari di questa, la quale tocca le prime vicende legate alla nascita dell’Arcidiocesi di Gorizia, sortita dalle ancor calde spoglie del venerando millenario Patriarcato aquileiese (soppresso nel caldo luglio del 1751).
Proponiamo dunque la riproduzione digitale della prima pagina di questa cronaca, dedicata, in apertura, ad alcune consuetudini liturgiche del culto cattolico evidentemente non in uso in quel tempo, come la pratica della genuflessione doppia davanti al pane eucaristico solennemente esposto e la recente introduzione della benedizione sacramentale dopo il compimento dell’inno “Tantum Ergo”, composto da San Tommaso d’Aquino.
Interessante anche il riferimento alla fondazione del primo Monte di pietà, nel 1753, nonché la menzione dell’oratorio di San Michele arcangelo, sede della confraternita dei “caligari”; in calce alla pagina, è accennato il passaggio in città di padre Sigismondo da Ferrara (morto nel 1754), la massima autorità dell’ordine religioso dei frati minori cappuccini, la cui presenza a Gorizia rimonta ai tempi della riforma cattolica, al 1590, ben 25 anni prima dei Gesuiti, protagonisti indiscussi del panorama religioso tra Sei e Settecento.
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