
NOVEMBRE 2025 – “Mulin di Trus”
L’acqua, elemento essenziale per garantire la vita agli esseri animali e vegetali, ha tragicamente tolto la vita a due persone e causato, nei giorni scorsi, gravi danni ad alcuni paesi,
Sappiamo che senza gli archivi nessuno di noi potrebbe celebrare il proprio compleanno. In un certo senso, ciò vale anche per la nostra città. Infatti, si deve ad un documento archivistico la prima menzione di Gorizia, risalente al 28 aprile 1001, data del diploma con cui l’imperatore Ottone III donava al patriarca di Aquileia, Giovanni, e a Guariento (Verihen) del Friuli, metà del territorio di Salcano (oggi in Slovenia) con la villa “que in lingua sclavorum vocatur Goriza”.
Anche senza l’onore di detenere una fonte tanto preziosa, questo Archivio di Stato intende dunque commemorare la ricorrenza, particolarmente cara in questo 2025, – che vede la Gorizia vecchia e quella nuova ricoprire, assieme, il ruolo di Capitale Europea della Cultura – pubblicando un documento decisamente più recente, nondimeno interessante ed abbisognevole di un opportuno restauro: si tratta di una pagina della lettera autografa redatta dal domenicano padre Bernardo Maria de Rubeis (1687-1775), insigne erudito, storico e diplomatista friulano e diretta al conte Sigismondo d’Attems Petzenstein (1708-1758), dedicata alla ricerca, compiuta da quest’ultimo, sulla genealogia dell’antica dinastica comitale goriziana. Dalla missiva si comprende che il giovane aristocratico aveva condiviso le proprie ricerche con l’erudito, a cui, più tardi, dato il peso degli incarichi politici nel frattempo assunti, avrebbe chiesto di curarne il completamento e la pubblicazione. Dopo il rifiuto del domenicano, Sigismondo ebbe maggior fortuna con il gesuita Erasmus Fröhlich (1700-1758), già suo professore al Teresianum di Vienna.
L’atto è conservato nel fondo “Attems-Cossar”, appartenuto al dottor Giovanni Cossar, il quale l’ha poi ceduto all’Archivio di Stato di Gorizia; nel 1998, all’interno del catalogo della mostra dei locali Musei provinciali su “Nicolò Pacassi architetto degli Asburgo”, l’archivista Lucia Pillon ne ha curato una breve elencazione, ricostruendo il variegato percorso imboccato dalle fonti archivistiche prodotte dalla storica famiglia Attems-Petzenstein soprattutto dopo lo scoppio della Grande guerra e alla dispersione cagionata dagli eventi bellici.
Segnatura archivistica: ASGO, Fondo Attems Cossar, busta 1, filza 28.

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