Il documento del mese di aprile proviene dal fondo archivistico “Pretura di Gradisca (1503-1830)” e riguarda un processo, datato 1 febbraio 1719, che vede imputati due osti della località di Farra (oggi Farra d’Isonzo), colpevoli di “ haver tenuta apperta la loro Hostaria doppo il sono dell’Avemaria e datto ricetto in quella a gente a hore insolite …”.
Il capo d’accusa risulta alquanto curioso. Infatti, i fratelli Nicolò e Francesco Del Colle sono stati denunciati per aver “tenuto congresso di gente nella loro hosteria di notte tempo a hore insolite”. Gli editti del periodo infatti prevedevano che i locali fossero chiusi nelle ore serali e notturne, dopo l’inequivocabile segnale dato dal rintocco della campana. Nondimeno i due osti, imprudenti e sprezzanti di una possibile multa, non si limitarono a tenere aperto il loro locale fino alla mezzanotte, ma addirittura fino alle prime ore del giorno seguente. Alcune testimonianze inchiodano i Del Colle citando “… rumori e chiassi che inquietavano il riposo dei circostanti”, tali da costringere perfino una moglie a far “… levare dal letto [il marito] a sgridare sopra la fenestra acciò s’acquietassero e lasciassero riposare”. Si noti che i testimoni – sentiti dal giurisdicente sostituto di Farra, Pietro Antonio Bressani – hanno bensì esposto i fatti, premurandosi di ben specificare di non aver sentito nulla in prima persona (“ma io non li ho sentiti”): quando si tratta di combattere per una giusta causa e difendere le chiassose bevute in compagnia, l’omertà la fa da padrona! Tuttavia non c’è omissione che tenga dinanzi alla confessione diretta rilasciata nientemeno che da uno degli imputati: Nicolò Del Colle, orgoglioso della felice riuscita della festa notturna che aveva richiamato in osteria un buon numero di avventori, fu sentito ingenuamente “confessare di propria bocca … [il fatto] in publicha piazza di Farra”.
Considerate le prove schiaccianti a loro carico, i fratelli Del Colle (“non neganti, ma pienamente confessanti”) furono condannati a una pena pecuniaria di 50 soldi, oltre che alla rifusione delle spese giudiziarie.
D’altra parte la veritas, in vino o senza, finisce col venire pur sempre a galla.
Segnatura: ASGO – Pretura di Gradisca (1503-1830), b. 24, f. 24, 1 febbraio 1719
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